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Syrah: Un vino espressivo con una consistenza titanica
Il Syrah è certamente uno dei vitigni più conosciuti e più amati al mondo; schiere di winelovers farebbero qualsiasi cosa pur di avere una grande bottiglia di Syrah.
Quando mio padre decise di impiantare il primo ettaro di Syrah aveva in mente di creare un vino di grande consistenza, unico tra i tanti nel suo genere. Uno dei segreti per fare un Syrah degno di questo nome è dato dalla scelta e dall’uso sapiente della barrique, la quale necessita di molte attenzioni per dare grandi risultati.
Tra tutti i nostri vini, il Syrah è uno i quelli più premiati dalla stampa specializzata: nella prima guida dell’Espresso, fra lo stupore di tutti, il Syrah 1999 fu giudicato il terzo miglior vino d’Italia e il migliore della Toscana. E’ un premio di cui io e mio padre andiamo fieri, considerando l’importanza di allora delle guide ( le quali oggigiorno, ahimè, hanno un’importanza e un’autorevolezza molto inferiore al passato).
Color rosso rubino intenso, i sentori più evidenti sono quelli di mora e ciliegia durone. La mia annata preferita è la 2008, un vino strutturato con profumi molto intensi, di grande potenza e viscosità dal finale lungo e piacevolmente persistente. Sono sicurò che un vino così potente e con una concentrazione così favolosa durerà almeno fino al 2030.
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Sassoforte: pugno di ferro in guanto di velluto
Cabernet Sauvignon, a mio parere il vitigno più importante del mondo. La dilagante retorica autoctona lo definisce “non tipico”: spesso viene criticato di fare vini troppo simili anche se piantato in diverse zone del mondo, di non rispettare insomma il “terroir” (utilizzando questa parola quasi sempre a sproposito). E’ sicuramente vero che sono maggiori le zone in cui si riesce ad aver un buon Cabernet Sauvignon rispetto a quelle per un buon Ciliegiolo, ma è anche vero che i vini a base di Cabernet Sauvignon della Napa Valley, della Nuova Zelanda, di Bordeaux e della Toscana hanno identità molto diverse tra loro avendo in comune solo la cosa più importante: sono tutti vini buonissimi.
Come penso il lettore abbia capito, provo un immenso amore per questo vitigno, ultimamente un po’ bistrattato ma dalle potenzialità pressoché infinite.
Mio padre, viste le condizioni pedoclimatiche dei nostri vigneti, decise di creare un vino 100% Cabernet Sauvignon. Una scelta ardita ma che ha riscontrato un grande successo, con la realizzazione di un prodotto unico ed inimitabile.
Il nome Sassoforte è stato preso dalla villa di famiglia (chiamata così perché costruita su un grosso macigno), un nome evocativo che per noi significa molto. Una ulteriore particolarità del Sassoforte è l’etichetta, veramente bella e d’impatto.
La caratteristica principale del Sassoforte è la sua imponente struttura che però si armonizza molto bene con le altre proprietà del vino, senza risultare tannica ed aggressiva: un vero e proprio “pugno di ferro in guanto di velluto”. I sentori più evidenti sono quelli di ribes nero e liquirizia, seguiti da pepe, cannella e mirto.
Tante annate storiche mi hanno impressionato ma l’ultimo ( dopo 10 anni risentiamo/degustiamo per un giudizio finale un vino oramai ” maturo”) Sassoforte 2009 mi ha particolarmente stupito per la sua ” enorme ” eleganza.
P.S. Non so quando scriverò un nuovo articolo ma prometto che non farò passare 3 mesi come con il Malbec!
Sasha Fossi
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Malbec: il mio primo articolo